Due di due

Qualche tempo fa, su Whatsapp, mio fratello in poche parole mi rende nota la novità: il primo luglio del prossimo anno si unisce civilmente con il suo compagno di una vita.
Euforica gli dico quanto sia felice per lui.

Mi informa anche del fatto che ha litigato con nostra madre perchè gli ha detto che loro non saranno presenti. Mi dice che sarebbe stata un’ottima occasione per festeggiare, anche me e Sara, per stare insieme ed essere felici, di nuovo tutti assieme, in famiglia. E l’occasione era già sfumata prima di riuscire a sfiorarla.

La conversazione è andata avanti per un po’. Poi mi sono trovata da sola con i miei pensieri.
E ho pianto.

2014. Con il dovuto anticipo informo mio fratello che sto per sposarmi con Sara e che vorrei dirlo ai miei genitori, ma che i rapporti sono molto tesi e che vorrei un consiglio su come agire.
Mi dice di non essere d’accordo con la mia scelta, mi consiglia di non parlarne con i miei, che non è il momento.
10 febbraio 2014: la mia migliora amica mi è accanto e nessun’altro. Sara è circondata da parte della sua famiglia, che, nonostante le difficoltà economiche, non mancherebbe mai.

2015. Siamo obbligate a ricelebrare in Spagna il nostro legame, su consiglio dell’ufficio del registro di Barcellona.
Informo per tempo mio fratello e informo mia madre. Mio fratello mi dice che gli dispiace, ma che lavora e non potrà esserci. Mia madre mi augura di passare una bella giornata, ma la possibilità che siano presenti non viene da loro neanche contemplata, nè menzionata.
Il 3 luglio 2015 nostri cari amici prendono aerei per essere presenti. Nessun membro della mia famiglia pervenuto.

Asciugo le lacrime. Penso che cercherò di fare la mia parte nel mediare con i miei per mio fratello che, specie quando è arrabbiato, manca totalmente di diplomazia nell’uso delle parole; tenterò di evitare una nuova frattura che in realtà sento già nell’aria.

Gli dico che ho già chiesto le ferie per il prossimo anno, ho informato che c’è il matrimonio di mio fratello e che non posso mancare per nulla al mondo. Lui mi fa vedere le foto della location della festa, mi racconta i dettagli. Io sono felice, possono permetterselo: che abbiano il meglio.

Le nostre fedi si sono rotte due mesi dopo la prima cerimonia. Le avevamo prese da Argos, a Londra, dopo aver cercato in qualche Pawnbroker senza successo.
Quelle che portiamo ora le abbiamo pagate 12 euro l’una, ma sono solo un simbolo, si sa.
Le nostre due giornate, a Londra prima e a Sant Feliu de Guitxols poi sono state magnifiche, non convenzionali e allegre. Ma io, come un’idiota, lo sognavo il vestito bianco…sognavo i miei con il fazzolettino pronto a raccogliere le lacrime di commozione, sognavo di poter organizzare una festa per tutte le persone a cui voglio bene, sognavo qualche bel regalo e un viaggio di nozze.
Ma niente di tutto ciò è mai arrivato.
Nessuno della mia famiglia c’è stato nei miei due giorni più belli. Neanche mio fratello.

Pochi giorni fa ho parlato con mia madre. Mi dice che in realtà a mio fratello ha detto che lei ci sarà, solo mio padre “non se la sente”. Cerco di tenere a bada la fitta che sento al cuore. Lui lo sapeva fin dall’inizio, era più di quello che io avessi mai potuto sperare, perchè non esserne almeno un po’ felice?
Parlo con mio fratello, cerco di convincerlo del fatto che non è giusto prendersela con mia madre, che lei non c’entra nulla, gli chiedo di calmarsi, e solo dopo di provare a parlare con nostro padre.

Spingo in fondo allo stomaco i sentimenti contrastanti che mi assalgono e cerco di essere lucida, di esserci per entrambi.

Poi le comunicazioni si chiudono di nuovo, e i pensieri tornano ad assalirmi…Sarà una festa per tutti, dice mio fratello. Sarebbe bello, farò credere che io possa viverla così, ma no: sarà, come è giusto che sia, la festa di Claudio e Simone, a cui parteciperà nostra madre e tutti loro amici. Non la nostra. Le nostre sono già passate, nessuno di loro se ne è curato e non torneranno mai più.

Due di due, come titolava quel libro di De Carlo. E il dolore che mi squarcia il petto è identico adesso come allora. E non se ne andrà mai.

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